“San Vitaliano Disvelato” di Cesare Mulè

- Sentite, come me, squilli di trombe,  scalpiccìo tumultuoso di gente e trepestìo di cavalli? E’ Papa CallistoII, che  ritorna tra noi, qui, a Catanzaro, per sentire cosa diciamo di lui!-
Così, con il suo ormai noto, affabulante parlare, Cesare Mulè   coinvolge i lettori dell’ ultima sua fatica letteraria, “San Vitaliano Disvelato” edita da “La Rondine”,  ricca di corredo iconografico, frutto di  viaggi e   peripezie nella impegnativa ricerca di documenti necessari alla  storicizzazione  innovativa  della vita del santo patrono. Volendo caratterizzare questo scritto, lo si potrebbe definire come una storia di San Vitaliano narrata attraverso le persone e le gesta della città di Catanzaro, oppure come una storia di Catanzaro vista attraverso la storia religiosa del suo Santo Patrono, perché  la venerazione verso San Vitaliano non si può esprimere solo attraverso il culto locale, ma è necessario ricorrere  anche  alla  ricerca storica.  Mulè  colma una grave lacuna esistente nella nostra diocesi, la quale possedeva del suo santo patrono solo uno scarno libretto con  pochissime, imprecise notizie, ed evidenzia, tra l’altro,  la testimonianza evangelica del santo, che perdonò chi lo aveva ignobilmente calunniato, e del quale è scritto che  ammoniva i potenti, aiutava i deboli, convertiva i peccatori, rassodava i convertiti, ed a tutti era giovamento e soccorso. La biografia del santo, morto ad oltre 70 anni  il 16 luglio di un anno compreso fra il 660 e il 700, è  tratta da antiche cronache necessariamente incerte e lacunose. Eletto vescovo di Capua, come religioso dolce ed insieme severo, è creduto vescovo anche di Benevento. Il Pastore, nella sua missione esercitata per sette anni, incontrò la reazione subdola di un gruppo di giovani scapestrati, anzi dediti a libertinaggio, che complottarono per danneggiarne la figura, bruttandola di condotta non confacente alla dignità ed integrità di Pastore.  Vitaliano, dopo essersi discolpato in pubblico, sdegnato, si allontanò dalla città; ma i suoi persecutori, temendo di essere tardivamente scoperti, lo raggiunsero e, chiusolo in un sacco di pelle, lo buttarono nel mare o nel fiume Garigliano, o Volturno, per annegarlo. Il turpe  disegno, però, non ebbe esito mortale. La corrente lo condusse alla spiaggia di Ostia, dove alcuni pescatori incuriositi uncinarono il galleggiante, portandolo a bordo della loro barca e, con pietoso sorpresa, scorsero il vegliardo e lo ristorarono. Intanto, a Capua, per sei mesi e venti giorni si protrasse la siccità desertando i campi e provocando carestie e malattie. I suoi abitanti addebitarono la mancanza di pioggia  a punizione per l'offesa recata all'uomo di Dio e si diedero a ritrovarlo. Ciò avvenne in un sito lontano; trovatolo,  lo esortarono a ritornare nella città che aveva voluto lasciare. Il prelato accolse tali premure e bene accolto dai fedeli riprese le funzioni; subito copiosa si sparse la pioggia, ristorando la campagna. L’uomo di Dio, lasciata per la seconda volta Capua, si ritirò in un luogo appartato, in  solitudine, nella meditazione e nella  preghiera; poi,  riprese il suo peregrinare. Da quel tempo il luogo prese il toponimo di San Vitaliano, divenne cittadina operosa e bene ordinata. Ormai ben oltre  i 70 anni di età, il nostro Santo lascio' questa terra e fu debitamente  sepolto. Ma nel tempo se ne persero le tracce sino a quando alcuni pastori, notando un tumulo di pietre, lo rinvennero suscitando la pregressa devozione: molti bisognosi pietosamente pregarono impetrando  e ottenendo miracoli. Si formò così un profondo culto che indusse il vescovo Giovanni di Benevento a realizzare  un degno luogo di sicuro. Papa Callisto II, trovandosi in sosta a Benevento per recarsi in Calabria, rese  omaggio alle reliquie attratto dall’eco dei miracoli da lui ottenuti. In questo ricordo, essendo a Catanzaro per consacrare la Cattedrale, pensò di meglio solennizzare l’evento facendone traslare i resti. Così San Vitaliano, già vescovo di Capua, venne proclamato patrono della Città, in un giorno solenne in cui il Papa aveva con sé - secondo le Cronache del Santuario di Montevergine- ventiquattro cardinali e uno stuolo di vescovi, abati e prelati,  il chè rinforza la veridicità della discussa Bolla catanzarese di consacrazione della Cattedrale sottoscritta, quindi,  da una vera delegazione di fede. Tanta magnificenza era rappresentativa della missione impersonata da Callisto II e dell'importanza del segno che in modo solenne egli attribuiva al ruolo che Catanzaro avrebbe dovuto svolgere, per incoraggiare e rafforzare la presenza della Chiesa latina. In questo scenario è riconosciuta, in modo inappellabile,  la diocesi di Catanzaro come  pilastro di latinità. La devozione al santo nella  chiesa cattedrale è da allora sempre stata intensa, anche se discreta:  San Vitaliano protegge e le sue reliquie danno pegno e pregio: i fedeli sono  rassicurati e protetti dal mediatore. Nel periodo fra la fine del XVI e l'inizio del secolo seguente,  nella triste circostanza di una scossa di terremoto, fiduciosamente il popolo si rivolse a San Vitaliano e, anche successivamente, nel 1763 per il perdurare di una lunghissima siccità e carestia:  il patrono della Città sempre  vigilò e protesse, tanto che il  vescovo Fiorentini sottolinea che non vi fu mai pubblica calamità che abbia colpito la nostra povera terra, in cui la fede dei catanzaresi, invocato l'aiuto del suo potente Patrono, figura buona e soccorrevole, non ne ebbe  tutela.  Dal prezioso testo di Mulè emerge come la sola storia civile non sia sufficiente. Essa si deve accompagnare alla storia religiosa, al racconto delle idee e dei sentimenti.  Così la città si sacralizza nella memorizzazione delle persone che ivi sono vissute  degnamente, divenendo comunità operosa , salda e civile . Siamo tutti grati al prof. Mulè, le cui fatiche  sempre più arricchiscono il patrimonio culturale del nostro territorio  e   aiutano a riscoprire la nostra identità, valore imprescindibile per poter vivere nell’era della globalizzazione, confrontandoci sì con altre civiltà, ma  senza dimenticare chi siamo e quale grandezza abbiano le nostre radici cristiane : ci auguriamo quindi  che la città di Catanzaro impari ad investire  denaro ed energie per accrescere ricerche e studi  onorando con sicura configurazione storica la missione di san Vitaliano, suo vero, mirabile patrono,  piuttosto che, più miseramente,  vacue e piccanti baldorie.
                                                                                        ANNA ROTUNDO

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