Giuseppe e gli Amici

Un brutto incidente, esattamente dieci anni fa, e Giuseppe ci lasciava.  Rivederlo in foto da proprio il senso del tempo passato e certamente richiama alla memoria tanti aneddoti legati alla sua breve vita. Tornare alla sua giovinezza significa ripercorrere un tratto di strada che spesso ci ha visti compagni di viaggio...
Era un'altra epoca, nonostante sia passato poco tempo, c'era "u suveritu", c'era una comunità che si riconosceva in alcuni ragazzi operosi e presenti. Di quel tempo faceva parte Giuseppe che per noi della sua età non era altro che un calciatore degli  "Amici". Allora più di adesso le amicizie si cementavano tra un torneo e l'altro, e lui giocava dovunque si giocasse: era elegante e dava l'anima. Per me spesso era un avversario insieme a Filippo, Mimmo, Gianfranco, Pasqualino, Pino, gli Amici, e mai nome fu più azzeccato perchè tra loro esisteva ed esiste l'amicizia. Quando giocavi contro questo gruppo, non ti scontravi solo con una squadra, ma con la loro voglia di primeggiare, con la loro bravura e la loro tenacia. Giuseppe c'era e si faceva anche sentire! Allora era diverso, forse più bello, ma dopo la battaglia in campo sorrisi e soddisfazione comunque, senza divisione o invidia. Si aspettava la prossima sfida e poi ancora sotto. Con Giuseppe e con gli Amici per un certo periodo c'è stata una grossa rivalità. Noi eravamo i Rangers e condividavamo gli stessi ideali degli Amici. Capitava che spesso ci dividevamo i tornei. Ricordo in particolar modo i primi anni novanta, quando a Luglio si giocava "allu suveritu" e ad agosto a Cafarda. Fu in quel periodo che ebbe luogo una sorta di alternanza: i Rangers vincevano il torneo di S.Elia e gli Amici vincevano quello di Cafarda. Memorabili le finali in cui si battagliava e si menava, ma con un rispetto dell'avversario che difficlmente ho ritrovato. In mezzo al campo mi capitava di dover marcare un ragazzo con il codino, come allora si usava, dal tocco elegante e dalla bella visione di gioco. Erano scintille. Quel Giuseppe, quell'epoca e quel rispetto ancora oggi vivono perchè la vita vera non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda. Io ricordo Giuseppe e tutto questo: passeranno ancora tanti anni, ma un pezzo di quella storia, della sua storia è dentro di noi. 

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