1991: l'estate di due tornei

Esattamente 20 anni fa, nell'ormai lontano 1991, a Pentone si combatteva per una battaglia atavica che ancora oggi non ha visto un'adeguata soluzione. Chi si considera memoria storica del nostro paese dovrebbe infatti ricordare quel periodo per lo straordinario coinvolgimento emotivo e per l'unicità di quanto avvenne. Ma procediamo con ordine.
Intorno al 1990 nasceva a Pentone il Movimento giovanile formato da tanti giovani desiderosi di non subire più passivamente le scelte altrui e convinti di poter diventare un punto di riferimento. C'era tanta voglia di discutere, riflettere e confrontarsi e quel gruppo voleva dare il proprio contributo. Tra le tante battaglie ci fu quella per i rifiuti e per ipotetici inceneritori, persino quella per le bollette dell'acqua, ma la più clamorosa e storica fu un'altra. Chissà quanti la ricordano?
Durante l'estate del 1991, allora come oggi, si stava organizzando la XIV edizione del Torneo "Madonna di Termine". Ad occuparsene il delegato dell'Amministrazione, Salvatore Fava, che oltre all'adempimento del suo incarico aveva la capacità di coinvolgere un po tutti. Il toreno allora era l'occasione per stare insieme e lavorare per la sua buona riuscita significava tanto per noi. Salvatore, vero factotum, coinvolgeva soprattutto noi ragazzi che quel torneo lo sognavamo e pur di spenderci per la sua organizzazione avremmo fatto qualsiasi cosa. Quello era il tempo della Folgore, dei Rangers, della Peroni, delle tifoserie colorite e appassionate, della gente che non si perdeva un incontro e dei bar in cui si facevano i commenti. Era pure il tempo dei litigi burrascosi dei tanti parteggianti che avevano un senso solo per quell'estate.
Il movimento giovanile in quell'occasione prese una decisione clamorosa: non partecipare al torneo.
La protesta nasceva dalla promessa mai esaudita di avere un campo regolamentare e nonostante le centinaia di milioni spesi a Cafarda di quel sogno nemmeno l'ombra. Il senso di quella decisione non può essere colto se non si pensa che del movimento facevano parte tanti giovani che come me e più di me aspettavano il torneo come oggi si aspetta la finale di Champions League. Il paese si divise tra chi, pur ritenendo quella protesta legittima, voleva a tutti i costi giocare, e chi invece era fermo nel proprio proposito di boicottaggio.
Il 1991 passò alla storia pallonara e paesana come l'unico anno in cui furono disputati contemporaneamente due tornei: uno a Cafarda, quello tradizionale, l'altro a Fossato. Il Torneo fu dunque organizzato in tono minore e soprattutto non vi parteciparono i "ribelli". 
Non mancarono momenti di tensione soprattutto politica, ma non ci fu modo per arrivare ad una soluzione.
La protesta ebbe luogo. 
Di allora oggi ci resta il senso della ribellione e del sacrificio, la voglia e la passione di quel gruppo di temerari che provarono a scuotere le anime.  

Commenti

  1. di A.M.

    Eccomi sempre solerte a leggere e a commentare a differenza di chi legge e se ne sta zitto solo per non esporsi o per sondare le opinioni degli altri per un proprio tornaconto.
    Cafarda rappresenta ancora quel sogno di aggregazione e partecipazione della nostra gioventù; sta li, ancora, ad aspettare che lo possiamo realizzare. Debbo, per l'ennesima volta, peccare d'arroganza per dire che ho proposto una soluzione facile economica ed efficace: basta solo interpellare un tecnico agrario. La facilità con cui propongo e indirizzo mi fa apparire più un alienato ed un presuntuoso, ma è lo scotto di chi prova a pensare oltre l'ordinario. La soluzione, per avere un campo regolamentare e rendere omogenea tutta l'area fino al muro della 109bis, è a dir poco elementare; il fatto che dico elementare farà storcere il naso a tutti perchè quando si riducono le cose a quello che sono davvero, la mente di un individuo si ribella per riflesso condizionato, ma vi spiego come si risolve a costo zero. Si interpella un Tecnico Agrario e si fa un sondaggio del terreno sottostante il campo; tale sondaggio, a titolo gratuito, prevede solo un saggio del terreno ad occhio per poter stabilire quale albero con delle radici profonde e verticali possa essere piantumato. E' importante stabilire la tipologia della radice per non creare crepe nel muro portante realizzato dall'amministrazione campana. Poi si interviene con gli operai forestali e si piantano sui 100 metri perimetrali altrettanti alberi; io ho pensato al Pino tipico delle pinete marittime che svetta fino a 30 metri ma lasciamolo decidere ai tecnici. fatta questa operazione si dovrà solo aspettare la loro crescita per formare le barriere naturali che servono e visto che le prospettive future sono inesistenti e meglio aspettare qualche anno che non fare niente e comunque sarà meglio dei 40 anni passati con questo aborto di campo sportivo. Sulla zona sottostante la strada si possono piantumare le pigne silane che sono molto imponenti e valgono sia come contenimento sia come barriera dove poggiare il terreno sia come ombrello contro la calura. L'idea mi è venuta dalla riviera Ligure; tutta la riviera viene contenuta dal Vetiver un cespuglio con delle radici molto forti e l'avevo già proposto all'ufficio tecnico per consolidare la frana perenne di Carbasila, ma è chiaro che un ingegnere ragiona solo con il cemento e non certo con madre natura. Ora alla luce di quello che dico e non dico niente di nuovo, non dovremmo considerare l'ipotesi come possibilità invece di stare con le mani in mano; se tale ipotesi si rendesse fattibile non sarebbe meglio aspettare qualche anno per vedere un campo sportivo a costo zero? La natura è sempre stata alleata dell'uomo ma l'uomo non si è mai dimostrato leale nei suoi confronti perchè ha considerato il cemento una soluzione pur vedendone l'inutilità dispendiosa come nel campo di Cafarda. Il fatto del tempo non ci deve spaventare perchè non ci vorranno secoli visto che un pino marittimo, innaffiato regolarmente, cresce 2 cm al giorno cioè in un anno 7 metri questo significa che in 3 anni la barriera sarebbe già innalzata poi, sempre come natura c'insegna si intrecciano tra un albero ed un altro dei rami ed infine si riempie il vuoto, utilizzando delle reti metalliche, unica spesa, che poggerà sulla barriera arborea. Ora se tale idea sia davvero fattibile bisognerà dimostrarlo, ma se non viene manco presa in considerazione allora faremo come quei giovani di Pentone 90 che preferirono uno sciopero inutile quanto sterile. Cafarda ci sta ancora aspettando per poter riproporre bellissimi pomeriggi d'agosto alla frescura della castagna e perchè no, della probabile pineta.

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