Racconto: Il Garibaldino (IV parte)

Le gambe gli correvano così veloci che Nicola sembrava non averne il controllo. Non aveva fatto mai una cosa del genere, ma si era sentito preso in flagrante e non voleva rinunciare al suo progetto adesso che era a portata di mano.
Forse si era già comportato come un garibaldino coraggioso e temerario!
Il buio copriva bene la sua fuga, ma l'eccitazione di quel momento gli metteva persino paura, paura di essere seguito, di essere scoperto, di aver ucciso quella povera guardia! Aveva il cuore in gola quando decise di fermarsi per capire se era al sicuro: osservò con circospezione tutt'intorno alla ricerca di una tranquillità che da lì in poi non avrebbe più avuto. Non sentì e non vide nulla, allora si appoggiò ad un albero per rifiatare e dare ordine ai tanti pensieri che affollavano la sua mente. Un pensiero su tutti era però ormai chiaro a Nicola: colpire una guardia borbonica lo aveva fatto diventare un fuorilegge, un brigante che i borboni avrebbero perseguito.
Non sapeva se era il caso di continuare, ma di sicuro non poteva più tornare indietro. Allora cercò di farsi ancora una volta coraggiò e ripartì.
Il suo incedere divenne più insicuro come quello di chi ha un gran peso. Aveva sognato per tanto tempo quell'avventura e ora avvertiva il rimorso di quell'incontro inaspettato. Le sorprese tuttavia non erano finite e Nicola se ne sarebbe accorto a breve.
Le prime luci dell'alba rischiaravano ormai il cammino del giovane che aveva raggiunto la parte più estrema della penisola. Metternich riteneva l'Italia solo un'espressione geografica, Nicola avrebbe voluto dirgli una gran bell'espressione geografica però.
L'alba si specchiava infatti nel mare e i suoi colori come i suoi straordinari riflessi erano uno spettacolo incantevole che Nicola contemplava in silenzio. Era quello uno dei motivi per cui bisognava amare quella terra, con le sue bellezze, le sue contraddizioni, le sue ingiustizie. Era l'Italia il motivo che aveva spinto un semplice e abitudinario contadino a sognare di far parte dei mille per combattere contro gli eterni invasori del suolo italico.
Mentre però il giovane si riempiva l'animo di quello spettacolo, dall'altura su cui si trovava vide un plotone di borboni che trascinavano un prigioniero incatenato mani e piedi. Nicola istintivamente si abbassò per non farsi vedere e per cercare di capire cosa stesse succedendo.
Ad un certo punto si ricordò quello che aveva fatto e il motivo per cui si trovava lì: doveva aiutare quell'uomo. Dalla cinta il prigioniero lasciava pendolare un tricolore e Nicola capì perchè era stato arrestato.

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