Le mie montagne (continua)

Aveva sempre sognato un ritorno da favola per dire a tutti i suoi compaesani che ce l'avevano fatta e che avevano fatto fortuna in America, ma il suo compagno di una vita non c'era più e non poteva essere lo stesso. Le motivazioni però non le mancavano e nonostante l'età di tutto rispetto si sentiva di dover affrontare quell'ultimo rientro con gioia e soddisfazione: era pur sempre un'emigrante che rientrava.
Le sue montagne, mentre proseguiva, sembravano stranamente le stesse di quando le aveva lasciate, ma c'era qualcosa di non riconoscibile che le rendeva diverse se non addirittura strane. Annina non riusciva a capire cosa, ma avvertiva quel presagio e provava persino un pò d'imbarazzo.
Il taxi attraversò tutto il piccolo corso per poi fermarsi di fronte all'unico Agriturismo della zona laddove Annina aveva prenotato una stanza fin quando non avrebbe trovato una sistemazione migliore. Al suo passaggio tutti la guardavano così come si suole in un paese con uno sconosciuto: la donna in effetti si sentiva osservata e soprattutto sapeva che pochi l'avrebbero riconosciuta. Faticava a pensare a chi potesse ricordarsi di quella giovane sposina che adesso da vedova vecchia e brontolona era ritornata. Chissà se c'era o meglio se era ancora viva Tiziana, l'amica di tante passeggiate e di tante fatiche al mulino. Chissà se era vivo Giovanni, il suo vicino di casa, quando ogni scusa era buona per sedersi all'aperto a chiacchierare.

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