Diario di un precario qualunque: lo sciopero

Oggi non ho aspettato passivamente qualche comunicazione dal Csa, ma ho manifestato il mio malcontento, la mia delusione per la situazione di preacrietà che viviamo. Lo sciopero indetto dalla Cgil ha radunato parecchi lavoratoti, compresi i precari della scuola, ma di certo non c'è stata l'affluenza che ci si aspettava visto quello che sta accadendo nel nostro paese. La piazza tuttavia pulsava della passione di una battaglia che è ancora all'inizio e che deve fare proseliti se vuole avere successo. E' una operazione ideologica quella che dobbiamo fare, ma la dobbiamo fare tutti insieme come un tempo e meglio di un tempo. In gioco c'è il nostro futuro e il considerarci numeri da occupare a loro piacimento. La parola d'ordine è stata manifestare: in tutti i modi possibili, in tutti i luoghi possibili, insieme! Da qui a qualche tempo ci saranno altre occasioni, ma nel frattempo non dobbiamo pensare di aver fatto già tanto: non è così! Se oggi c'erano 10 persone, domani dovranno essere 20, 30, 100, 1000. I risultati arriveranno quando avremo un'unica voce, un'unica anima. Non c'è governo che tenga di fronte al malcontento del popolo che subisce, del precario che non vuole accettare un destino che gli si è cucito addosso suo malgrado. Il lamento è della famiglia che fatica, del giovane che disdegna i sogni, del pensionato che non crede più allo stato.
Noi che oggi c'eravamo non vogliamo arrenderci... noi vogliamo ripartire ad alta voce e rivendicare i nostri diritti.

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