Tanti perchè

Facendo una rapida carellata di siti, di profili, di blog ho notato una strana coincidenza… dappertutto compare un “perché”.  Ho letto tante volte questa parola o per meglio dire quest’interrogazione e sono rimasto anche sorpreso. Mi sono chiesto appunto perché. All’inizio mi sono risposto che probabilmente ciò era così ricorrente per la voglia smisurata che ognuno di noi ha di avere delle spiegazioni. Non mi sono fermato però, perché non ero soddisfatto e allora ho pensato che ciò potesse dipendere da un’altra voglia: sempre più spesso sentiamo la necessità di capire. Purtroppo però nemmeno questa seconda possibilità mi rendeva sazio. Poi pian piano più che cercare una risposta mi è venuto un dubbio: vuoi vedere che tutti questi “perché” derivano da una generale condizione di incertezza?
L’uomo moderno vive una vita talmente precaria e dubbiosa che non può non farsi delle domande sulla ragione prima di tutto della propria esistenza e poi su tutto il resto. D’altra parte porsi delle domande è un’esigenza che abbiamo sempre avuto e che ci ha fatto scoprire tanto, ma ci ha fatto anche riflettere e non sempre in positivo. I nostri perché sono stati sempre tanti, ma per un periodo ci siamo sentiti meno desiderosi di sapere forse perché pensavamo di conoscere tutto o forse perché eravamo sazi. Allora come si spiega questa ritrovata esigenza di perché?
Si spiega appunto con l’incertezza che viviamo ogni giorno che ci fa sentire impotenti di fronte a tutto quello che accade intorno a noi. Proprio per nostra natura allora cerchiamo di capire, di andare oltre e attraverso le spiegazioni cerchiamo di avere tutto sotto controllo! Questa è la vera risposta: la nostra condizione di incertezza con l’appellabile spiegazione diventa una dimensione a cui pensiamo di sottrarci.  
Riuscire a controllare quello che ci accade è ciò che determina i nostri perché, le nostre domande e la ricerca esasperante di risposte. Un perché così diventa fatale se non riusciamo a trovare la risposta adeguata che non è per forza quella giusta. La via maestra invece è un’altra: porsi legittimamente delle domande, ma non pretendere a tutti i costi delle risposte.

Commenti

  1. antonella scozzafava9 maggio 2011 alle ore 16:25

    Mi trovi pienamente d'accordo sulla contestuale necessità di porsi delle domande e sul deleterio pretendere sempre risposte. Diversa è la mia posizione sul "perchè dei perchè", almeno per quel che mi riguarda. Più che di incertezze, a mio opinabilissimo avviso, si tratta infatti della tua prima ipotesi che, poi, si sostanzia nella necessità di avere spiegazioni di cose che non comprendiamo o che ci sono poco chiare. Mi spiego meglio: se vediamo una persona con un ombrello mentre piove, non ci poniamo e non poniamo domanda alcuna. Ma se la vedessimo con un ombrello aperto in una giornata di sole, di quelle che quest'anno sembrano un miraggio, allora cominciamo a chiederci perchè mai lo stia usando. Quel che sprona il perchè, qui, è la voglia di conoscere il fondato di un comportamento anomalo. E la risposta non necessariamente deve essere offerta dall'autore di un gesto o di una frase: spesso è la nostra stessa mente ed elaborare possibili e alternative risposte che, se soddisfacenti, metteranno a tacere la voglia di conoscere, se non soddisfacenti, resteranno sospese in un limbo della conoscenza per poi riapparire quando meno ce lo aspettiamo dandoci tout courtuna ulteriore prospettiva.
    In altri termini, non mi spiace porre domende e pormi interrogativi, non rincorro le risposte perchè tanto so verranno, in un modo o in un altro, da sole; pertanto, più che chiedere ad altri ritengo fondamentale interrogarsi, anche e soprattutto su quelle cose che apparantemente sono certezze ma che se rimangono nell'alveo del dogma, non potranno mai aiutarci a crescere realmente.

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  2. Le domande e i perchè di cui parli sono alla base di quella questione antropologica che è una questione razionale e universale ma, al contempo, è anche una questione didattica per noi insegnanti: mostrare ai nostri alunni la bellezza del "porsi domande" e non di vivere in maniera agnostica e rassegnata...da credente, poi, trovo in Dio ogni risposta, anche quella che non c'è... di fronte ai dilemmi di ieri e di oggi, Pietro faccio mie le parole di Pietro che disse al Signore: "Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna" (Gv 6,68).

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