Racconto: La nuova scuola (III parte)


La classe era abbastanza ampia e dalle finestre si vedeva tutto il centro abitato. La scuola infatti si trovava alla sommità del paese e per raggiungerla si doveva percorrere un'irta stradina che sembrava portasse ad uno chalet! I ragazzi come videro il nuovo insegnante zittirono per quel timore che prende sempre quando non si capisce la situazione. E' proprio a quel punto che si deve rompere il ghiaccio, magari anche con una battuta...
- Mica vi mangio ragazzi. Non mi piace la carne affumicata! - disse il supplente.

Scoppiò una fragorosa risata che distese un pochino gli alunni. Le loro facce dicevano tutto della loro adolescenza fraintesa con una maturità che fortuna loro arriverà più tardi. L'abbigliamento di tutti era abbastanza normale se non fosse che in classe c'era una ragazza dai capelli blu e piena zeppa di piercing. Molto spesso aveva già incontrato ragazzi con piercing, ma quella che aveva di fronte era davvero unica.
- Sono il vostro supplente d'italiano - esordì il professore - per il momento staremo insieme per un mese e poi vedremo perchè ancora non ho parlato con la vostra insegnante.
 A quell'affermazione ci fu un alzata di voci generali sulle condizioni della docente di ruolo. Il supplente li tranquillizzò e poi cercò di capire.
- Professò - disse l'alunno dai capelli rossi del primo banco - è incinta non rientrerà più!
Era certamente più informati loro che lo stesso insegnante, ma a quanto pare aveva ragione il bidello.
- Ok. Fino a quando non lo sapremo per certo, consideriamo la scadenza dle mio contratto e lavoriamo per far trovare a buon punto il programma alla vostra insegnante qualora dovesse rientrare- concluse il nuovo docente.
Il discorso si fece poi più personale quando il supplente si presentò, parlò del paese da cui proveniva, raccontò qualche esperienza già fatta in quella zona.
- Cominciamo verificando dove siete arrivati in italiano, storia e geografia - aggiunse poi.
Entrambe le terze  da quello che ebbe modo di capire erano ferme ad Ungaretti, alla Rivoluzione russa e all'Africa. C'era insomma tanto lavoro da fare per dare a questi ragazzi tutti gli struemnti e le competenze necessarie per l'esame e soprattutto per la famigerata Prova Invalsi.
L'impressione che ne ebbe il docente fu di una classe tranquilla come fino ad allora ne aveva incontrate poche e soprattutto disposta a segurilo.

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