La letteratura piace

Il mondo della scuola fornisce di continuo degli spunti per riflettere non solo rispetto al ruolo del docente e dello studente, ma ci stimola a cogliere il quotidiano più di quanto si possa pensare. Spesso mi capita di organizzare la mia bella lezione di storia o di letteratura a casa; poi mi presento nella mia aula e di fronte ai miei discenti mi trovo completamente impreparato.
Chissà quante volte mi sono chiesto perché, ma non ho bisogno della risposta!
Mi basta sapere, che pur nella mia nudità intellettuale, gli sguardi accesi e curiosi dei miei alunni mi consegnano ogni volta l’immagine di un’età magica, l’adolescenza. Non c’è lezione che tenga di fronte ad un gruppo di adolescenti sognanti e che non vuole solo nozioni, ma ti chiede di andare oltre.
Lo vedi da come ti seguono o anche spesso da quanto frequentemente si distraggono.  Curare le parole, il lessico e magari inserire degli aneddoti non basta: serve comunicare emozioni e stabilire l’interazione necessaria per sentire di essere oltre. Il limite non lo stabilisci tu docente, ma sono loro che ti portano al loro punto di non ritorno. Il bello è che se si riesce ad andare oltre non c’è pericolo di perdersi: loro sanno sempre dove conduce la strada maestra del sogno.
Il compito di noi educatori allora diviene altro rispetto a quello che la scuola ci chiede. Così ogni qualvolta mi siedo per la mia lezione cerco sempre di essere preciso, chiaro, innovativo quanto basta, ma soprattutto di proporre argomenti che si prestano all’interesse di un manipolo di adolescenti. Mi si potrebbe obiettare di non perseguire un insegnamento tradizionale fatto di certi contenuti, ma io potrei rispondere con cento esperienze che quegli stessi contenuti, formulati partendo dai bisogni degli alunni, hanno un altro effetto.
Cosa c’entra la letteratura in tutto questo mi direte voi?
Semplice: è propria la letteratura, tra tutte le discipline scolastiche, che fornisce più stimoli e più strategie di comunicazione e interazione. Puoi parlare di tanti argomenti, ma quando ti trovi a riflettere su Pascoli, su Pirandello, su Verga, su Marquez, quegli occhi che solo qualche momento prima sembravano spenti si rianimano e brillano.  Mi è capitato di proporre delle analisi di testo per esempio che partissero da alcune canzoni e poi ricadessero a dei letterati propriamente detti: ebbene ai miei discenti quello non è affatto sembrato un esercizio meramente scolastico, ma un approfondimento letterario ed insieme delle riflessioni banali.
Mi sono chiesto allora cosa significasse per loro banale e mi è stato risposto che è tale tutto ciò che a loro piace!
Capite, può essere banale anche la letteratura se a loro piace!

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